Educazione Sentimentale
L’educazione sentimentale è una praxis del pensiero post-umanista.
In una realtà nella quale si è creato un vero e proprio spazio virtuale come spazio effettivamente esistente ci troviamo ad assumere un rapporto con le cose di costante “distacco obbiettivo”. Vi è sempre un medium a presentarci il mondo e questo medium è l’obbiettivo: che esso sia quello della macchina fotografica, della televisione o dei nostri telefoni. La realtà per noi si presenta sempre schermata in una dimensione di ri-presa e distacco. In una condizione come quella propostaci dal mondo odierno l’umano è l’uomo povero di esperienza. Non siamo più nella condizione di incontrare un “animale vero”, di frequentare luoghi “irrorati di vita”, come possono essere i boschi, e questa povertà esperienziale produce a sua volta una povertà affettiva.
Come la definisce Bauman la dimensione affettiva della nostra epoca è liquida giacché tutto si è spostato in uno spazio di virtualità, dove anche i sentimenti perdono di quella concretezza, solidità e fisicità che li rendevano appunto reali; nello spazio odierno non siamo più capaci di empatizzare, di relazionare, rimanendo isole solipsistiche incapaci di un contatto con l’altro.
Partendo dal presupposto che ogni vita si fonda sulla relazione, e non sulla sua virtualità ma sulla sua concretezza reale, la prima prassi del mondo post-umanista è quella, utilizzando un espressione di Roberto Marchesini – di sporcarsi di mondo; il ritorno alla dimensione della relazione diretta, la riscoperta della propria emozionalità e quindi della propria umanità intesa come animalità, sono la base della “rivoluzione” post-umanista.
In totale controversione con le dinamiche attuali l’educazione sentimentale è una riscoperta della concretezza della relazione intesa come sacrificio, rinuncia, compromissione, accoglienza delle differenze, costruzione di una identità tramite un medium reale che è appunto l’esperienza dell’altro.