“Ho visto macellare una mucca per strada, sembrava normale.. sgozzano la mucca davanti a te, col sangue che corre nel vicolo, la mucca che ad un certo punto crolla e cominciano a tagliarla. Una cosa che oggi è inconcepibile, inconcepibile! Allora tu pensi: erano loro, noi… No sono anche sensibilità etiche, e se vuoi culturali e morali, che noi pian piano andiamo migliorando e questo migliorando è importante… noi lo sappiamo che sgozzare una mucca per macellarla nel vicolo del paese non è una buona idea, non è la loro etica o la nostra etica, siamo evoluti, non lo facciamo più!”
Ho estrapolato queste parole da un podcast in cui l’intervistato è un professore di filosofia che si occupa principalmente di etica dell’informazione. Con questo articolo non ho intenzione di criticare le sue idee o la sua persona. Semplicemente le sue parole mi stanno ancora facendo riflettere molto sul concetto di ‘progresso morale’ e sui modi in cui è possibile intenderlo e perciò intendo usare questo spazio per portarvele.
Cos’è il progresso morale? Cosa significa? Quando si può parlare di ‘aumento della sensibilità’ o ‘miglioramento e avanzamento etico’?
Secondo il professore, nel caso dell’abbandono della pratica di sgozzare e macellare una mucca per strada, davanti a tutti, si può parlare di progresso morale. Dopotutto esso testimonia indubbiamente di una cresciuta attenzione nei confronti della sensibilità altrui: non lo facciamo più perché ci rendiamo conto e ci preoccupiamo del fatto che che la scena potrebbe essere emotivamente insopportabile per qualcuno, scioccante, motivo di angoscia o di crisi di pianto ecc ecc… Quindi, per salvaguardare l’altrui sensibilità, ora svolgiamo la cosa appartati, lontano dagli sguardi.
Ciò che intendo sostenere, e che credo sia importante tenere ben presente, è che questo è solo un modo di intendere il progresso etico: lo definirei ‘quantitativo’, nel senso che con progresso si intende registrare un aumento di grado di sensibilità nei confronti di alcuni esseri. Abbandonare la pratica dello sgozzamento pubblico della mucca, infatti, significa curarsi maggiormente rispetto a prima degli umani. Ciò che non avviene, però, è il riconoscimento che ad essere coinvolta non è solo la sensibilità umana: chi si preoccupa per quella della mucca?
Ecco, secondo me esiste un altro modo di intendere il progresso morale: non tanto come un aumento di grado o acutezza della nostra sensibilità etica, ma come un ampliamento di essa. Lo definirei qualitativo nel senso che amplia lo spettro di esseri per cui ci si può (o deve?) preoccupare moralmente.
Si può parlare di progresso etico, insomma, anche là dove cresce la sensibilità alle sensibilità altrui oltre l’umano. Se tale progresso avvenisse, la mucca non verrebbe affatto sgozzata.
Non intendendo sostenere se ci sia un modo più corretto di un altro di intendere il ‘progresso morale’, ma ciò che trovo necessario è non fermarsi ad una sola interpretazione: proprio quando si parla di etica, credo, chiedersi come potremmo fare, pensare e agire (sempre) in maniera un po’ migliore e corretta è un buon modus operandi per iniziare a costruire un mondo (sempre) più equo.
0 commenti