Filosofia Postumanista Italia

La coesistenza come rinuncia al potere

Coesistere, vivere assieme, essere con, significa condividere lo spazio con un altro riconoscendone non solo l’esistenza, ma anche la legittimità del suo starci accanto. Coesitiamo solo con coloro cui accordiamo il nostro stesso diritto di essere, vivere e abitare in uno spazio comune. Coesistenza è la messa in pratica del riconoscimento della legittimità dell’altro. Ognuno di noi, in quanto essere vivente, è una sorta di pacchetto di energia, con propri bisogni, desideri, volontà che lo spingono verso il mondo, che lo spingono a incontrare l’esterno per soddisfarsi. Per quanto riguarda come usare questa energia, abbiamo diverse possibilità:

  1. possiamo scegliere di soddisfare i nostri bisogni non tenendo conto dell’Altro, ossia usurpando il suo spazio, schiacciandolo sotto il peso della nostra soddisfazione, non riconoscendo, di fatto, la legittimità della sua esistenza e del suo possedere un proprio conatus, propri desideri ed intenzioni. Questo rivela che implicitamente crediamo che i nostri interessi e bisogni siano prioritari e debbano prevalere su quelli altrui o perché di maggior valore, più importanti o per via della nostra (maggior) forza. In entrambe le ipotesi è previsto l’utilizzo del proprio potere, della propria spinta energetica, verso l’altro in maniera violenta, distruttiva e oppressiva.
  2. Altro scenario: ci riteniamo inferiori agli altri perché o meno importanti da un punto di vista valoriale o più deboli da un punto di vista di forza, anche fisica. Le implicazioni possono comunque essere distruttive, ma sicuramente non è un modo di stare al mondo generativo di vera coesistenza. Affinché quest’ultima sia solida e di lunga durata, infatti, credo sia necessario che ognuno di noi percepisca pari valore e legittimità tanto di sé stesso quanto di ogni altro.
  3. Ultima possibilità che menziono ha a che fare con la credenza in tutto ciò che ho elencato nel punto 1, ossia il crederci prioritari o più forti, e con la scelta di non usare il proprio potere in maniera violenta e oppressiva.

Ciò che intendo sostenere è che quest’ultima ipotesi rappresenti la strada per una coesistenza a lungo termine e ad ampio raggio, ossia in grado di estendersi a tutti gli altri possibili, pensabili e incontrabili. Riconoscere la legittimità dell’altro e metterla in pratica significa che, anche qualora fossimo in una posizione di forza e superiorità, sceglieremmo di abdicare questo potere. La nostra energia, in questo caso, sarebbe rivolta all’atto di rinuncia stessa, ossia usata come forza per ‘posare il coltello’, come forza di rinuncia. A partire da questo atto si apre la strada della costruzione di coesistenza e, con lei, diverse possibilità di utilizzo costruttivo dell’energia vitale di ognuno. Una volta posato il coltello, potremmo convogliare le nostre energie in azioni di dialogo, ascolto, apertura e comprensione dell’altro, necessarie per connetterci, riconoscerci e accettarci reciprocamente. Così può avere inizio il lungo e arricchente cammino della coesistenza. Chi ha il coltello della parte del manico abbia il coraggio di posarlo per sempre.

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